MARCO MARCHI, PAROLA DI CAPITANOIncontro con il capitano a pochi giorni dalla prima gara del girone di ritorno del XV gialloblù. Marco Marchi, ingegnere chimico e - a tempo perso ma non troppo - capitano del VII Rugby Torino. Una formazione sportiva e professionale che si è snodata tra il campo di via Cascina Nuova e il progetto Athena, iniziativa della società per sostenere i giovani rugbisti nel percorso universitario e che ha coinvolto negli ultimi anni (Tommaso Pellegrini ora Ingegnere Aerospaziale n.d.r.) e coinvolge tutt’ora anche altri atleti. Passato il fine settimana che ha visto l’esordio dell’Italia nel 6 Nazioni, domenica torna in campo la serie A e naturalmente i gialloblù di Sue/Eschoyez. Abbiamo raccolto le impressioni di capitan Marco Marchi a pochi giorni dalla gara casalinga con Parma. Marco, 100 partite ufficiali raggiunte e festeggiate nell’ottobre scorso: il “caps” insomma. Che cosa ha significato nel tuo percorso di vita rugbistica a Settimo l’aver tagliato questo traguardo? “In realtà le 100 presenze in prima squadra le ho raggiunte un bel po’ di tempo fa, ma quest’anno diversi miei compagni hanno raggiunto o raggiungeranno questo traguardo, e quindi sono rientrato anche io nel gruppo dei “festeggiati e ciò significa che sono vecchio…scherzi a parte è un traguardo di cui vado molto orgoglioso, e che a livello personale celebra in qualche modo il legame tra la mia carriera sportiva e quella del club. Allo stesso tempo spero sia di stimolo per i più giovani, e che dimostri a quanti frequentano il nostro club che con l’impegno costante certi obiettivi non sono poi così lontani.” Serietà e impegno sono sempre stati peculiari nel tuo modo di vivere il rugby: come riesci a conciliare l’attività sul campo con la famiglia e la tua professione? “Semplice: al campo non pensano che vada al lavoro, al lavoro non sanno che ho una famiglia, e a casa non immaginano che passi tutto il mio tempo al campo!” Da alcune stagioni sei capitano del XV gialloblù. Cosa significa per te quella fascia: onore, responsabilità o cos’altro.” Sono ufficialmente il capitano della prima squadra dalla stagione 2013-2014. Ci sono arrivato con i giusti tempi e con le giuste modalità, dopo alcuni anni di “gavetta” in prima squadra e con compagni più esperti di me che all’inizio mi hanno aiutato ad ambientarmi al ruolo. Sicuramente è un compito che mi ha sempre responsabilizzato, e mi auguro di trasmettere lo stesso ai miei compagni di squadra. Ho sempre svolto questo ruolo nella maniera più “naturale” possibile seguendo l’approccio del “lead by example”, in cui credo fortemente.” Siamo al giro di boa della stagione; dopo il turno di riposo, domenica tocca voi. Dai un voto al percorso della squadra fino ad ora. “Domenica ci aspetta il Parma (prima giornata per noi del girone di ritorno). Abbiamo giocato 10 partite di cui 5 vittorie, 1 pareggio e 4 sconfitte. Dal punto di vista dell’impegno abbiamo fatto un ottimo lavoro, per cui ci darei un 8 pieno. Dal punto di vista dell’abilità di gioco e della capacità di imporci sui nostri avversari c’è ancora da lavorare parecchio, ci darei un 6 e mezzo. Detto ciò, siamo appunto solamente a metà strada di un campionato ancora avvincente. È tutto nelle nostre mani. Il vostro è un gruppo che ha ottime potenzialità e gode di una guida tecnica (Regan Sue e Alejandro Eschoyez) di grande capacità: che cosa e mancato fino ad ora e cosa occorre migliorare secondo te…”Le potenzialità di questo gruppo sono note da diverso tempo, e si sono viste anche in questa prima parte di stagione: siamo un gruppo eterogeneo in cui stanno esordendo sempre più ragazzi provenienti dalle giovanili, stiamo recuperando diversi infortuni che a inizio anno limitavano un po’ le scelte dei tecnici, abbiamo un sistema di gioco che stiamo acquisendo sempre meglio; fino ad ora ci è mancata un po’ di cattiveria agonistica e la volontà di imporci sugli avversari fin dal primo minuto, che spesso ci ha portato ad inseguire il risultato anziché controllarlo, e il cinismo in attacco per chiudere partite in bilico come a Parma, Parabiago e Noceto.”
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